Quanti grandi stili musicali esistono nella musica attuale? È difficile fare un elenco, perché a volte le differenze tra uno stile e l’altro sono sottili ma sicuramente esistono molti più stili a cui un musicista si può uniformare, per gusto personale, rispetto a prima.
La questione potrebbe essere importante perché essendoci un catalogo ampio di possibilità, è più facile adattarsi a un solco preconfezionato e trovarsi anche abbastanza bene.
Per dire… una volta si studiava solo musica classica e il resto era l’invenzione di gruppi di musicisti in alcune città. Il blues di Chicago, il jazz di New Orleans, la canzone napoletana.
Poi, con lo sviluppo dell’industria discografica le cose si sono mischiate, per fortuna, e gli stili sono andati via via aumentando: Il rock and roll, la soul music, il cool jazz, il folk americano, il country, il jazz rock, la musica pop italiana, il punk inglese, per citare alcuni dei più famosi e diffusi, e non dire delle tante grandi personalità musicali che hanno fatto scuola.
Forse, a questo punto, diminuiscono gli sforzi necessari per trovare la propria strada sullo strumento, perché ci sono tante cose bellissime da ascoltare e da studiare ma credo sia anche più facile smarrire le sottigliezze della propria personalità estetica.
Personalmente, ho ascoltato tanti stili e musicisti, amandoli o ascoltandoli con grande interesse. Ho provato ad imitare a naso alcuni elementi pianistici o cantautorali ma essendo uno studente di piano molto pigro, e soprattutto un musicista non professionista, ho lasciato che mi si attaccassero addosso diverse abitudini stilistiche musicali, lavorandole molto lentamente nel tempo. Adesso mi piace abbastanza la musica “sporca” che viene fuori, quando suono, registro o compongo una canzone ma forse il percorso personale non è ancora concluso.
I tanti stili pianistici ascoltati e non studiati, teoricamente e tecnicamente, vengono fuori via via in maniera naive, insolita, originale, a volte più aderente ma sempre liberi da volontà precise o strettamente predefinite.
Una conclusione a queste note riflessive personali sulla musica non c’è. Credo che l’unica cosa importante sia rimanere sensibili alla musica, magari anche parlarne, condividendo piaceri e riflessioni, per godere di tutte le sue infinite bellezze e profondità possibili.
Voglio chiudere con una battuta ironica: attenzione a studiare troppo, perché con certe cose si diventa Keith Jarrett, Charlie Parker o John Coltrane. 😉