Il confronto con i giganti della musica

Quelli come me, che sono nati negli anni 70, ma vale anche per quelli prima e dopo, hanno un grosso problema con la musica, ne hanno ascoltato di bellissima. Forse la migliore musica pop mai realizzata in qualsiasi altra epoca.

Nel mondo del jazz prima, poi nel resto della musica afroamericana e angloamericana, in tantissima musica italiana, abbiamo navigato e formato i nostri gusti musicali. A molti di noi è venuta voglia di suonare e cantare. Qui spesso sono nate tante soddisfazioni e tanti problemi con le nostre scelte esistenziali.

Nel mio caso di apprendista musicista ho dovuto confrontarmi, e lo faccio ancora, con l’opera dei musicisti che ascoltavo con tanto desiderio. Per citarne alcuni Pino Daniele e il neapolitan power, la musica dei grandi cantautori, il jazz di Ella Fitgerald, di Thelonious Monk, il pop di Stevie Wonder, la musica di Bill Evans, Enrico Pieranunzi e Keith Jarrett. So’ problemi! per chi scrive canzoni, suona, si registra in casa e si ascolta. 

Che fare? nel mio caso tanta musica in casa e con gli amici, tanti ascolti e la scelta verso i 16 anni di cominciare a frequentare qualche maestro di musica. Ho compreso presto di non avere una grande facilità nello studio assiduo dello stumento, andava bene sporadico, frammentato, ma non ho mai smesso completamente di suonare, cantare e provare a scrivere canzoni. 

Risultato, ho scelto di non fare il mestiere di musicista per incompatibilità con me stesso e con lo standard corrente nell’ambiente ma ho continuato ad avere un legame stretto con la musica, nonostante i lunghi periodi di relativa insoddisfazione sia come strumentista sia come compositore di canzoni.

Chi sono i giganti della musica e perché?

I giganti della musica sono tali per vari motivi, perché ci piacciono tanto e non solo a noi e perché ci piacciono più di noi stessi. 

Alcune caratteristiche oggettive li rendono però tali. Musicisti come Miles Davis, Bill Evans, Sting, Pino Daniele, Lucio Battisti, Stevie Wonder, Ray Charles, Dizzy Gillespie, Frank Sinatra sono unici, riconoscibilissimi e spesso hanno inventato, almeno parzialmente, uno stile spesso imitato o comunque sono diventati dei riferimenti estetici per migliaia di altri musicisti e cantanti.

Ci si può perdere anche nel cercare di fare classifiche, non è peccato, se diventa un esercizio di riflessione, classificazione e paragone. Ma nessuna classifica è definitiva perché dipende dai criteri di classificazione che si adottano. Se due amici non condividono e non danno la stessa priorità agli stessi criteri in passato poteva scoppiare la rissa, adesso non gliene frega più molto quasi a nessuno, purtroppo.

Io sono stato il miglior pianista del mio condominio quando è andato via di casa mio fratello maggiore.

I grandi sono tali anche perché oltre a importanti innovazioni estetiche hanno avuto un impatto sociale molto importante, proponendo degli stili di vita, facendo fare soldi a case discografiche e influenzando l’umore di milioni di persone. Adesso di musica ce ne è tanta e gratis per fortuna, una canzone più bella di “Nel blu dipinto di blu” rischia di restare inascoltata o di non avere la stessa influenza sociale che ebbero Domenico Modugno o Adriano Celentano in Italia, pochi decenni fa.

Il confronto con l’oro

Solo da persona adulta e quasi anziana ho capito che per essere soddisfatti di se non bisogna essere migliori ma accettarsi e questo può concedere anche un po’ di carisma e bellezza, sicuramente rende più divertente ed emozionante fare musica. 

Inoltre, partendo da se stessi e non dalla voglia di assomigliare ai grandi si cominciano a valorizzare le caratteristiche musicali uniche che abbiamo. In questa direzione, tutti i musicisti hanno qualche chance di essere interessanti, per chi ha orecchie libere da pregiudizi. 

Per questi motivi non smetto di ammirare i musicisti suddetti e tanti altri ma non mi sento minore a nessuno. La musica non è solo una questione oggettiva, per le quali mi posso pure trovare nelle parti più basse di qualsiasi classifica musicale. 

È anche una questione sentimentale, che una volta affrontata rende liberi di esprimersi e eventualmente di condividere la propria musica, di far conoscere quel peculiare e unico punto di vista estetico musicale che ciascuno di noi è, per forza di cose.

Vabbè è ghiuto accussì

Non è che le questioni sentimentali risolvano tutto, se gli ascoltatori non ti ascoltano, se la comunità degli addetti ai lavori ti ignora non è una grande soddisfazione e soprattutto in questi casi si rischia di non guadagnare un euro col mestiere di musicista, soprattutto oggi che la musica non ha quasi più mercato e in Italia forse ancora di più.

Però l’arte e la musica restano un elemento importante per vivere meglio, come ascoltatori ma anche come produttori. Tutto sommato prima che nascesse l’industria dei media contemporanea, case discografiche, radio, tv, cinema, la musica era soprattutto una questione di paese, di amici e di momenti sociali in genere. Ma può essere anche una faccenda privata l’arte, come mangiare, bere e fare meditazione. Comincia tutto da lì e a essa deve essere sempre legata secondo me.

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